Banche e Impresa: è davvero un rapporto in crisi?
Ad una prima valutazione delle complesse relazioni tra Istituti di Credito ed Aziende sembrerebbe di si. Sempre più frequentemente, infatti, le Banche registrano difficoltà nell’individuare e fornire prodotti adeguati alle reali necessità imprenditoriali. Del resto, le Aziende, che pure conoscono, come è evidente, le proprie esigenze di business spesso non sono in grado di individuare e selezionare gli strumenti finanziari più opportuni per la propria attività.
Ad una prima valutazione delle complesse relazioni tra Istituti di Credito ed Aziende sembrerebbe di si. Sempre più frequentemente, infatti, le Banche registrano difficoltà nell’individuare e fornire prodotti adeguati alle reali necessità imprenditoriali. Del resto, le Aziende, che pure conoscono, come è evidente, le proprie esigenze di business spesso non sono in grado di individuare e selezionare gli strumenti finanziari più opportuni per la propria attività.
Tali asimmetrie informative generano, tanto per le Banche quanto per le Imprese, esternalità negative:
- le une, infatti, vedono compromessa l’efficacia e l’efficienza dell’attività di intermediazione creditizia svolta;
- le altre, del resto, sono costrette a limitare i propri investimenti e la propria attività d’impresa, subendo, per conseguenza, una contrazione della redditività.
Non può non sottacersi che, invece, l’ottica secondo la quale deve essere impostato e gestito il rapporto Banca-Impresa deve essere improntato alla massima collaborazione e trasparenza. Tale binomio, lungi dall’essere un’utopia, si pone come obiettivo da raggiungere, perseguito accrescendo la comunicazione tra la realtà imprenditoriale e quella creditizia. Ed allora, può affermarsi che il flusso di informazioni tra Banca e Imprese non può più limitarsi, per queste ultime, ai soli adempimenti previsti dalla legge; né può sostenersi che, nell’attuale sistema economico-finanziario, continuino ad essere premianti retaggi del passato quali, ad esempio, la parola data dall’amministratore-proprietario, la serietà della famiglia proprietaria, la relativa posizione economico-sociale o la tradizione aziendale.
Per le Imprese, quindi, appare sempre più opportuna, se non necessaria, l’adozione di quei modelli informativi che consentano di migliorare il proprio rating e palesino all’esterno gli aspetti quantitativi e qualitativi di tutta la realtà aziendale.
Codici di condotta, Relazioni sulla Governance, Modelli Organizzativi ex D. Lgs. 231, Codici Etici, Linee guida nei rapporti con parti correlate, sono gli strumenti che le aziende devono possedere ed utilizzare per consentire agli Istituti di Credito di conoscere l’effettivo contesto in cui l’impresa si trova ad operare.
La finalità di una corretta comunicazione aziendale è proprio quella di mostrare agli interlocutori la reale capacità di far fronte agli impegni assunti e, conseguentemente, di consentire alle aziende un più agevole accesso al credito. Anche alla luce degli accordi internazionali di Basilea, emerge, con sempre più fermezza, la necessità, per le imprese, di un intervento tendente a ridefinire i rapporti di relazione informativa ed operativa con le Banche al fine di concedere, a queste ultime, validi strumenti per regolare efficacemente la propria attività di finanziamento degli investimenti.
Dalle considerazioni sinora svolte, una gestione aziendale ispirata a criteri di legalità, trasparenza e correttezza appare dunque quale unico strumento di crescita e di sviluppo in grado di risollevare il fragile e sempre più precario sistema economico nazionale.
- le une, infatti, vedono compromessa l’efficacia e l’efficienza dell’attività di intermediazione creditizia svolta;
- le altre, del resto, sono costrette a limitare i propri investimenti e la propria attività d’impresa, subendo, per conseguenza, una contrazione della redditività.
Non può non sottacersi che, invece, l’ottica secondo la quale deve essere impostato e gestito il rapporto Banca-Impresa deve essere improntato alla massima collaborazione e trasparenza. Tale binomio, lungi dall’essere un’utopia, si pone come obiettivo da raggiungere, perseguito accrescendo la comunicazione tra la realtà imprenditoriale e quella creditizia. Ed allora, può affermarsi che il flusso di informazioni tra Banca e Imprese non può più limitarsi, per queste ultime, ai soli adempimenti previsti dalla legge; né può sostenersi che, nell’attuale sistema economico-finanziario, continuino ad essere premianti retaggi del passato quali, ad esempio, la parola data dall’amministratore-proprietario, la serietà della famiglia proprietaria, la relativa posizione economico-sociale o la tradizione aziendale.
Per le Imprese, quindi, appare sempre più opportuna, se non necessaria, l’adozione di quei modelli informativi che consentano di migliorare il proprio rating e palesino all’esterno gli aspetti quantitativi e qualitativi di tutta la realtà aziendale.
Codici di condotta, Relazioni sulla Governance, Modelli Organizzativi ex D. Lgs. 231, Codici Etici, Linee guida nei rapporti con parti correlate, sono gli strumenti che le aziende devono possedere ed utilizzare per consentire agli Istituti di Credito di conoscere l’effettivo contesto in cui l’impresa si trova ad operare.
La finalità di una corretta comunicazione aziendale è proprio quella di mostrare agli interlocutori la reale capacità di far fronte agli impegni assunti e, conseguentemente, di consentire alle aziende un più agevole accesso al credito. Anche alla luce degli accordi internazionali di Basilea, emerge, con sempre più fermezza, la necessità, per le imprese, di un intervento tendente a ridefinire i rapporti di relazione informativa ed operativa con le Banche al fine di concedere, a queste ultime, validi strumenti per regolare efficacemente la propria attività di finanziamento degli investimenti.
Dalle considerazioni sinora svolte, una gestione aziendale ispirata a criteri di legalità, trasparenza e correttezza appare dunque quale unico strumento di crescita e di sviluppo in grado di risollevare il fragile e sempre più precario sistema economico nazionale.